mercoledì, febbraio 07, 2007

Food Design...seconda parte








Proseguiamo il cammino sul food design, grazie a Micaela Ballario che ha deciso di portarci per mano nel suo mondo incantato...

Per oggi la seconda parte tecnico/teoriconarrativa e domani il post con la ricetta i disegni e le foto!!!Micaela si ricollega in questo scritto ai vostri commenti sul primo post relativo al food design....

"Non posso non riflettere sulle affermazioni scritte sopra…effettivamente è vero, da buongustaia quale sono non cambierei mai un semplicissimo piatto di pasta al pomodoro con un elaboratissimo piatto creativo (e detta da me la cosa non può che apparire come un controsenso, ma effettivamente questo è lo stato dei fatti)… quello che ribadisco è che il cibo è emozione… tocca le sfere più intime della persona tanto da avere il potere di influenzare gli umori, rallegrare lo spirito e regalare un ricordo.

È un potere che gli chef e le nostre mamme, prime fautrici della nostra educazione al gusto, hanno… Pensiamo a come spesso alcuni gusti ci portano indietro nel tempo, rievocando emozioni che credevamo di aver smarrito.

Quello che non bisogna assolutamente dimenticare è che la creatività non è casuale. Ciò che rende interessante un oggetto o un piatto creativo è ciò che esso ci comunica, come dice Bruno Munari “la creatività non è improvvisazione senza metodo: in questo modo si fa solo della confusione e si illudono i giovani a sentirsi artisti liberi e indipendenti”, ma aimè il filo è molto sottile e a farne le spese è come al solito il consumatore. Non bisogna però sottovalutare il fatto che in un ambiente in continuo cambiamento come quello del mercato, molti problemi e opportunità diventano nuovi e sempre più complessi. Prendere le giuste decisioni in relazione a possibili “minacce” dettate dalla concorrenza, richiede spesso uno stile di pensiero creativo che permetta di trovare risposte in grado di fronteggiare le difficoltà che il mercato impone. I continui e veloci mutamenti sociali e culturali rendono necessario non considerare solamente ciò che ha funzionato nel passato, ma trovare nuove soluzioni mai sperimentate prima…se mi è permesso esprimere una banale considerazione, posso solo dire che la sperimentazione dovrebbe andare avanti in tutti gli ambiti anche a costo di cadere in errore. Progresso e progetto vanno di pari passo anche in cucina, "poiché cucinare coinvolge la concezione e l'esecuzione di un'idea creativa e il montaggio di componenti funzionali in un tutt'uno piacevole... questo è simile al design" dice Stephen Bayley, Taste 1991

In genere il progetto è l'ideazione accompagnata da uno studio relativo alle possibilità di attuazione, quindi un'operazione di prefigurazione di un oggetto.

Se dovessimo tradurre il termine food-design, potremmo definirlo come la "progettazione del cibo". Spesso questo connubio di parole viene impropriamente utilizzato anche per indicare tutto quello che ruota intorno al "mondo del food" . Nello specifico mi riferisco al progetto di utensili da cucina, packaging alimentari e così via, ma il confine tra le due cose è decisamente labile. Se un progetto nasce con l'intenzione di cucinare CON il cibo, con l'evolversi delle fasi d’ideazione ci si può ritrovare a creare un prodotto PER il cibo.

Un esempio pratico è la sferificazione di Ferran Adrià, o per cadere nel design anonimo, pensiamo al semplice forchettone studiato apposta per riuscire a prendere gli spaghetti.

Alla base di qualunque oggetto di design sia commestibile che no, vi è un progetto, in ogni caso quello che è giusto sottolineare è che i presupposti essenziali per idearlo e svilupparlo sono la creatività, la ricerca e l’esperienza."


Micaela Ballario

4 Comments:

Blogger Erik, il Vikingo said...

Care Gourmet e Micaela, anche un banale spaghetti al pomodoro può diventare oggetto di food design, anzi potresti partire proprio dalle banalità per dimostrare l'importanza del food design.
E' (relativamente) facile fare gli strafighi con le sfere di Adrià o con i cubi di Lehman, più difficile - proprio per la "banalita" del materiale - farlo con gli spaghetti al pomodoro, ma è qui che sta il bello: reinventare il piatto della tradizione attraverso una nuova progettazione (dimensione, forma e colore del contenitore, forma dell'alimento principale, colore e forma della guarnizione...).
L'argomento è troppo stimolante, e ne farò un post.
Brave, andate avanti.

8:59 AM  
Anonymous Anonimo said...

Leggo con piacere commenti legati al food design.
Sono un giovane designer che si sta cercando di informare sul food design e su quale possa essere il mio compito nella progettazione di un piatto.

Probabilmente se lo chef è bravo forse noi non dovremmo entrare nel merito, o forse il compito che ci spetta è quello di forzare gli schemi degli chef (ottimi cuochi forse è più corretto...) per stimolarli a sperimentare e a cercare novità.

Ma poi è così necessario cercare delle novità?
Forse si, forse è necessario pur non sapendo dove si sta andando e senza pretendere di aver fatto la scoperta del secolo.
L'idea di creare delle cose fini a se stesse un po' mi spaventa, ancor di più pensare al designer come colui che abbellisce un piatto e null'altro.

Vorrei poi un opinione riguardo alla percezione del gusto e della cucina "da ristorante".
Mi capita spesso di mangiare a casa di "Casalinghe vecchia scuola", quelle che con piacere alle 8 della mattina hanno già su il soffritto e che fortunatamente leggono qualche rivista così da sperimentare anche (poche) qualche cosa nuova ogni tanto.
Quello che ne risulta è che il classico piatto da mangiata con gli amici al ristorante (tagliatelle, strozzapreti e via dicendo per noi romagnoli) non ha più quel gusto di desiderato che aveva qualche tempo fa, ormai il ristorante è interessante solo quando ti propone un sapore che a casa non senti.

Mi spiazza il fatto che quello che mangiavo con l'acquolina in bocca al risorante qualche anno fa adesso non mi fa nessun effetto perchè lo mangio anche a casa, eppure ha mantenuto tutte le caratteristiche che lo rendevano e lo rendono ancora un ottimo piatto di tagliatelle...

1:28 PM  
Anonymous Anonimo said...

scusate il commento un po' sconnesso, pensavo di cliccare su anteprima...

1:36 PM  
Blogger Sandra said...

Eh eh eh... simone!!! Come scusate!!!??? Mi fa molto piacere questo tuo commento.. è proprio questo che desideriamo micaela ed io.. :-)
se non che si posta a fare??? :)
A presto!!

§ Allora caro red chef!!:)
Finalmente qulacuno che dice le cose come stanno... pane al pane e.. spaghetti agli spaghetti!
P.s. attento che un giorno o l'altro passo di lì! ;-DDD

3:51 PM  

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